Neuromarketing, le nuove frontiere della pubblicità
Gli esperti di marketing, coloro che pianificano campagne pubblicitarie di Visibilità fanno sempre piú ricorso a nuovi strumenti di persuasione. Il neuromarketing è una disciplina recente del settore che utilizza tecnologie, anche mediche, per studiare le risposte del cervello agli stimoli di marketing.
I ricercatori usano ad esempio la risonanza magnetica o la TAC per misurare le variazioni di attività in alcune parti del cervello. Ciò è utile per apprendere il motivo per cui i consumatori prendono alcune decisioni quando si tratta di fare un acquisto.
A cosa serve
Si è scoperto che quando si tratta di prendere una decisione, di qualsiasi tipo, l’uomo è molto meno razionale di quello che sembra. Le nostre azioni sono governate da impulsi legati a stati emozionali, chimici, anche pregressi. Lo ha ben indicato il premio nobel Daniel Kahneman nel suo “Pensieri Lenti e veloci“. Forti di queste intuizioni gli esperti hanno iniziato a studiare meglio i comportamenti che ci sono dietro ad un’azione legata all’ acquisto di beni e servizi.
Il neuromarketing serve proprio a questo, a capire come il consumatore reagisce quando cambia il colore della confezione, la forma del prodotto, il suono che fa la scatola quando viene scossa. Tutte cose che a noi sembrano banali perchè non le ponderiamo quando compriamo qualcosa, ma al livello interiore stimolano qualcosa che non riusciamo a razionalizzare.
Il ruolo del Neurofeedback
il Neurofeedback è la formazione diretta delle funzioni cerebrali, con la quale il cervello impara a funzionare in modo più efficiente. Con alcuni macchinari si osserva il cervello in azione di momento in momento.
Si tracciano le reazioni di carattere emozionale e cognitivo degli individui che prendono parte ai test effettuati dagli esperti. La Tac, l’elettroencefalogramma o la risonanza magnetica registrano le variazioni che vengono poi analizzate. Ad uno stimolo il cervello reagisce diversamente. Cosa succede quando sentiamo un odore? Siamo piú propensi ad acquistare? La musica aiuta a fare shopping? Sono domande a cui sono state date risposte efficaci già da qualche anno. Hanno trovato applicazione nei centri commerciali invasi da musica e profumi.
Le indagini di mercato non bastano piú
una volta gli esperti di marketing si affidavano alle indagini di mercato. Uno stuolo di persone veniva inviato a fare domande in giro sulla bontà di un prodotto, si prendevano dei campioni rappresentativi e si elaboravano delle strategie di vendite. Queste cose oggi sono un po’ sorpassate o meglio vanno pesate meglio perchè le persone possono rispondere in maniera differente a seconda di come vengono poste le domande.
Esempi concreti di neuromarketing
Un esempio classico è quello di domandare se “si è disposti a prestare un euro per una buona causa“. A questa domanda aveva risposto positivamente il 25% delle persone intervistate. In un’altra tornata è stato chiesto precedentemente alle stesse persone rappresentative “vi considerate delle persone altruiste?“. Successivamente è stato chiesto se avrebbero voluto prestare 1 euro per una buona causa. Si è passati dal 25% di risposte positive al 75%. Si chiama “principio di coerenza” e fa parte delle nuove scoperte del neuromarketing.
Altri studi hanno evidenziato che le barzellette fatte leggere a delle persone che avevano in bocca una matita tenuta stretta tra i denti in modo orizzontale, come a stimolare un sorriso forzato, risultavano essere piú divertenti da coloro che invece le avevano lette in maniera classica.
Per approfondire: http://visibilita.net/neuromarketing-potenzialita-biofeedback/
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