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Dal 21 Aprile Google favorirà il ranking dei siti mobile friendly.

Nei giorni scorsi Big G ha annunciato che dal 21 aprile prossimo modificherà il proprio algoritmo di ricerca, che verrà adattato per favorire i siti “mobile friendly”, ovvero tutti quei siti che offrano una buona esperienza di navigazione a chi usa smartphone e tablet. Già da qualche mese inoltre alcuni avranno notato l’etichetta “mobile friendly” accanto ai siti ottimizzati per quei dispositivi.
Secondo i dati raccolti da Google, il 61% degli utenti che visitano una pagina non responsive, la abbandonano immediatamente.

Cosa significa?
Che, se avete un sito non ottimizzato per smartphone e tablet, questo potrebbe essere il momento giusto per risistemarlo, per non incorrere in penalizzazioni di ranking su ricerche effettuate da dispositivi mobile.

Perché questa scelta?
Non è un mistero, il ruolo del mobile nella navigazione ha un ruolo sempre più significativo, sia nella semplice navigazione che per quanto riguarda il commercio elettronico. A dicembre dell’anno scorso gli utenti italiani che si sono collegati ad internet da smartphone sono stati 27.8 milioni e 10.2 milioni da tablet.
Il mobile è il dispositivo più usato nella fruizione quotidiana di Internet, e in un anno (dal gennaio 2014 a dicembre 2014) il suo utilizzo è cresciuto del 20%.

Come potete fare?
Per avere un sito mobile friendly, le strade sono due:
– realizzare un sito responsive: si ha un sito unico, che si adatta sia ai dispositivi desktop che a quelli mobile, cambiando a seconda del display. L’indirizzo è sempre lo stesso, da qualunque dispositivo lo si visualizzi.

– realizzare la versione mobile del sito: il sito desktop e quello mobile sono distinti l’uno dall’altro. Quindi sarà diverso anche l’indirizzo delle pagine che il codice html. Il sistema poi direziona l’utente verso la versione corretta del sito, in base al dispositivo utilizzato.


Se siete indecisi su quale versione adottare, sappiate che Google si è espresso positivamente sui siti responsive, quindi potrebbe essere una buona idea adottare questa tipologia.

E voi, avete già fatto la vostra scelta?

Whatsapp, WeChat e gli altri. E se il futuro fosse nell’istant messaging?

Le chat.
In Italia, ma non solo, stanno tornando sempre più le chat. Con l’arrivo dei social network e del web partecipativo sembravano essersi definitivamente estinte, e invece oggi sono vive più che mai.
Sono parte di, più o meno, tutte le piattaforme sociali, si sono migliorate con nuove funzioni e hanno iniziato ad offrire servizi adeguati alla domanda.
Sicuramente gli utenti hanno ancora molta voglia di comunicare in maniera istantanea e diretta, ma soprattutto privata. Non necessariamente però la conversazione deve essere a due, ma può coinvolgere anche un piccolo gruppo di persone.
Per tutte queste ragioni, le applicazioni di Social Chat oggi vantano il maggior numero di utenti attivi.

Novità nel mondo social.
Voci di corridoio vogliono che Facebook voglia integrare Whatsapp all’interno dei feed. In questo modo, con l’introduzione di un apposito tasto, si potrebbero inviare contenuti di Facebook ai propri contatti Whatsapp.

Social e-commerce.
Inutile girarci intorno, alle aziende interessa vendere i propri prodotti. Per capire dove ci porterà il futuro è bene capire una cosa, ovvero dove e quando la gente compra online. La risposta è una: in ogni momento, dallo smartphone.
Non è un caso quindi che Facebook, Twitter e Pinterest, si stiano lentamente trasformando in una piattaforma di social e-commerce.
Come dicevamo, gli utenti sono alla continua ricerca di un’interazione immediata e mobile based.
Per questo, in alcuni paesi, come la Cina, WeChat è diventata la piattaforma sulla quale si vende qualsiasi cosa. Le motivazioni sono principalmente due: tantissimi utenti che la usano attivamente e ottime prestazioni (si pensi che durante il Capodanno Cinese è stata in grado di supportare oltre 10 milioni di messaggi in un minuto).
In Giappone invece la compagnia di e-commerce Rakuten ha comprato l’app mobile di chat Viber.

E domani?
Il futuro quindi sembra essere orientato verso la condivisione di foto e la messaggistica istantanea. Il modo migliore per connettere domanda e offerta, senza interrompere le attività degli utenti.

E voi, cosa ne pensate?

“Local Awareness”: ecco tutte le novità di Facebook Ads.

Facebook è un enorme contenitore di informazioni. Sa dove abitiamo, i luoghi che frequentiamo, che visitiamo, quelli in cui scattiamo le foto, quali sono i nostri interessi o i nostri prodotti preferiti. Queste informazioni sono materiale utile per gli inserzionisti.

Negli ultimi giorni sono cambiate alcune cose e sono diventate disponibili alcune delle possibilità di profilazione che, fino a qualche tempo fa, erano disponibili solo negli Stati Uniti.
Oggi, oltre a profilare anche per Stato o Città, è possibile distinguere anche fra chi in una determinata città ci vive o ci si trova di passaggio o per turismo.

Una novità interessante, è che all’interno del campo di profilazione che riguarda le città è possibile allargare il raggio, tra i 20 e gli 80 km. In questo caso, la novità sta nel fatto che possiamo sceglierlo manualmente e impostarlo alla distanza che preferiamo noi.

Altra possibilità è la voce “Includi” o “Escludi”, che ci permette di effettuare geolocalizzazioni complesse. Magari scegliendo una regione ma escludendo una o più città.

Una bella novità riguarda la visibilità delle inserzioni. Infatti, una volta che avrete impostato la profilazione geografica potrete scegliere di far vedere le inserzioni a tutti, come si faceva prima, oppure a:

– persone che vivono in questo luogo (che abitano all’interno dell’area selezionata)
– persone che sono state recentemente vicino a questo luogo (posizione recente all’interno dell’area selezionata)

Ultima cosa interessante, che alcuni di voi avranno sicuramente notato, sono le call to action, come ad esempio “Ottieni indicazioni”, per consentire agli utenti di attivare sulla mappa l’itinerario per arrivare al locale, direttamente sul proprio smartphone.

Che ne pensate?

Arriva Periscope, la nuova app di Twitter che trasmette video in streaming.

Ve lo diciamo spesso durante i nostri corsi, di social network ce ne sono tantissimi. Design, immagini, food. Oggi però il panorama si arricchisce di un nuovo elemento: Periscope, la nuova app lanciata da Twitter. La sua funzionalità è chiara: chiunque, ogni utente, potrà videotrasmettere un evento. Dalla festa di compleanno al fatto di cronaca. La possibilità di spiare dietro le quinte di uno show, di poter sbirciare nella vita di un vip o partecipare ad un evento direttamente da casa propria, sono già da soli elementi che spiegano il successo dell’applicazione. Periscope promette di diventare la chiave per il broadcasting in mobilità. Per mostrare al mondo qualcosa mentre accade.


Ma andiamo a scoprine di più.

Come si usa.
Dopo aver scaricato l’app gratuita ed essersi iscritti, passando per Twitter, si abilita l’accesso del programma a fotocamera, microfono e, se volete, geolocalizzazione.
Quindi, dopo aver inserito un titolo, potete partire con le riprese, cliccando su Start Broadcast. Potrete riprendere qualunque cosa e mostrarla in diretta ai propri follower.
La schermata principale sarà continuamente aggiornata in base ai suggerimenti di Periscope, con dirette da tutto il mondo. La memorizzazione però dura solo 24 ore, come per Snapchat.

Cosa ci si può trovare.
Praticamente di tutto. Dalle ricette di cucina, a chi gioca con il gattino. Le cose più interessanti sono però quelle che riguardano i personaggi famosi, come il video del viaggio in macchina di Fiorello, o i contenuti legati a fatti di attualità, come il blackout all’aeroporto di Amsterdam.

I limiti.
I difetti dell’app emergono dopo appena pochi secondi dall’accesso. Live streaming lento e chat poco fluida. Due aspetti importanti e da non trascurare, se si desidera far decollare la piattaforma. Superati questi due scogli, Periscope potrebbe competere tranquillamente con le grandi reti televisive e tutti gli altri media.

Come realizzare un buon video.
Fare un video non è così facile come sembra. Occorre mano ferma, per evitare il classico “mal di mare” da smartphone.

Questo Periscope sarà solo una moda, oppure no?
Fateci sapere cosa ne pensate.

Scott Wolf elabora un’Admoji per ogni situazione che si verifica nelle agenzie creative

Le “Admoji” sono il nuovo progetto realizzato da Scott Wolf.
Con una serie di immagini il copywriter ha raccolto le situazioni che più spesso si verificano in un agenzia creativa o in generale agli addetti del settore.
Chiunque lavori in questo ambito, infatti, si troverà spesso ad affrontare gli stessi luoghi comuni di molti, con le problematiche (spesso assurde) che ogni cliente può sottoporre.
Ispirato dalla quotidianità, Wolf ha elaborato le famose emoji, integrandole con brevi testi e frasi sarcastiche. Il risultato è fantastico, coinvolgente e originale.
Vedendo queste immagini vi sarà più semplice ridere delle difficoltà quotidiane. Vediamone alcune.

Concentrazione e intimità.
Gli ingredienti fondamentali per leggere le richieste dei clienti che ci arrivano ogni giorno.

Niente modifiche. Scommetto che vi capita tutti i giorni di iniziare progetti che non andrebbero modificati in corso d’opera.

Riunioni o appuntamenti di cui ignoravate l’esistenza. Più o meno inconsciamente.

Il cliente ha bocciato l’ennesima idea. E la pagherà cara.

Tra i diversi tipi di clienti ci sono anche loro, gli indecisi. Quelli che hanno mille idee, tante modifiche da proporti e mai un obiettivo da raggiungere.

Ad ognuno il suo carburante ideale. Noi che lavoriamo nelle agenzie andiamo a caffè.

Poche parole e semplici non sono sufficienti per far capire il tipo di lavoro che facciamo.

Attimi di panico. Soprattutto perché di solito capita con le persone più…impegnative.

Quando il cliente dice di avere una nuova idea da testare, si provano due cose. Terrore e ansia.

Ingrandire le immagini del 7%, spostarle di 1px, cambiare colore solo in un punto preciso perché in quella zona “stona” qualcosa.
Le richieste assurde non hanno mai fine.

Quali sono le Admoji che vi rappresentano?

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